4 – La teologia applicata 15/11/2020

La grandezza del Cristianesimo risiede nel messaggio che in esso è contenuto: Dio si è fatto Uomo. Il Dio cattolico si è incarnato, ha vissuto, ha gioito, ha perdonato, ha insegnato, ha sofferto, è morto in croce ed è risorto! 

Per questo il Dio cattolico, Uno e Trino, sbaraglia, confonde, fa riflettere; perché è sceso dal Suo Trono Celeste, ha preso su di Sé tutto il peso del peccato, tutta la miseria della condizione umana e l’ha redenta.

La vita di Gesù è stata Teologia trasmessa oralmente ed applicata praticamente. Egli ci ha lasciato le parabole e ci ha pure mostrato la strada per raggiungerlo in Paradiso: ha perdonato, ha benedetto, ha istituito i sacramenti, ha amato i suoi amici, i suoi nemici e ha dato la vita per tutti.

La Chiesa, ugualmente, ha insegnato e spiegato la Parola attraverso la teologia, ma l’ha anche messa in pratica, grazie ai grandi Santi che non sono rimasti a guardare le sofferenze del mondo, ma si sono “sporcati” le mani. 

Nella storia della Chiesa c’è posto per tutti: per i grandi e fini teologi, grazie ai quali i contorni del Mistero hanno trovato un Senso, un Ordine e una Ragionevolezza, ma anche per i teologi “pratici”, che con la loro vita hanno testimoniato la presenza di Dio. Pensate a San Filippo Neri (1515 – 1595), che negli anni in cui Lutero e la sua eresia si diffondevano, accudiva i malati, insegnava ai bambini, convertiva gli adulti e alle lusinghe e alle vanità del mondo, rispondeva: “Preferisco il Paradiso”. Tre semplici parole, ma che se analizzate nel complesso diventano un trattato di teologia semplice, diretta, immediata, che consente di far comprendere che se all’immoralità, agli imbrogli, alle bassezze, alle perversioni, alle invidie, alle prepotenze, alle volgarità, rispondessimo “Preferisco il Paradiso”, il mondo ci riserverebbe davvero quel centuplo che ci è stato promesso.

E pensare che “il Santo della Gioia”, come fu soprannominato San Filippo Neri, fece tutto questo proprio negli anni in cui il luteranesimo si faceva strada affermando che la salvezza per l’uomo avvenisse per sola grazia e non attraverso le opere.

E, invece, le opere di San Filippo hanno salvato, convertito e infuocato cuori come il suo che, durante una crisi mistica, si dilatò per fare spazio a un globo di fuoco che Gli ruppe due costole del lato sinistro, come constateranno i medici alla sua morte, senza che ne sentisse mai dolore per oltre cinquant’anni. Ecco! Lui è San Filippo Neri. Lui è il teologo della Gioia. Lui è il Santo che ha compiuto decine di opere pie, perché la Grazia trova compimento nella nostra volontà. Lui è una delle testimonianze più belle dei Santi di Dio, mentre il teologo Lutero, vissuto negli stessi anni, non si infiammò più, convinto che fosse inutile per l’uomo, “con le sue corte braccia”, tentare di raggiungere Dio. E, così, le abbassò! San Filippo, invece, pur conscio del fatto che fossero troppo corte, le tese al prossimo, al bisognoso, ad un’umanità reietta e così raggiunse Dio.

Fece la scelta di “preferire il Paradiso”, mentre Lutero non vide il sorriso di Dio e finì per affermare: “Non amavo quel Dio giusto e vendicatore, anzi lo odiavo e se non lo bestemmiavo in segreto, certo mi indignavo e mormoravo violentemente contro di lui”. (cfr. Roberto Coggi, La Riforma Protestante, Volume 2, pag. 11)

Yuri Buono