14 – Banche e assicurazioni: un’altra “invenzione” medievale
Nel 1328, Papa Giovanni XXII inviò da Avignone, con una carovana, sessantamila fiorini d’oro al suo esercito in Lombardia. Consapevole dei rischi che la traversata avrebbe potuto comportare, ordinò a centocinquanta cavalieri di difendere il carico. Risultato? Più della metà dell’oro fu derubato durante un agguato da parte di alcuni malviventi e il Papa non solo dovette inviare un nuovo carico di oro al suo esercito, ma fu anche costretto a pagare per il riscatto di molti cavalieri che erano stati rapiti dai banditi. Ecco perché se è grazie a Papa Giovanni XXII che furono istituite la Festa della Santissima Trinità e la processione del Corpus Domini, è sempre grazie a lui e a questa “disgrazia” che la Chiesa cominciò ad acquistare un notevole numero di “lettere di cambio”, al fine di evitare, una volta per tutte, queste incresciose ed onerose situazioni. E fu così che quando ciò avvenne – considerato che la maggiore impresa finanziaria dell’epoca era proprio la Chiesa, visti gli ingenti trasferimenti di denaro per difendersi dai continui attacchi e per la costruzione di chiese e cattedrali – la Camera dei Comuni inglese impose una forte tassazione sulle banche straniere. Tutto era chiaro: i maggiori banchieri erano italiani e la più importante “impresa” era la Chiesa; il mix era perfetto per attrarre le antipatie degli altri stati. Ma cos’era una lettera di cambio? In pratica, era un documento che veniva certificato da un notaio e che autorizzava un pagamento in favore di un’azienda o di una persona. Le prime testimonianze risalgono al dodicesimo secolo e conducono a Genova, ma è molto probabile che i primi “banchi”, i tavoli dove veniva materialmente cambiati i soldi, fossero sorti ancora un po’ di tempo addietro. Se la materia prima di un bene veniva prodotta in Inghilterra, lavorata in Europa, commercializzata in Italia e da qui giungeva fino in Medio Oriente, è molto semplice comprendere il perché dell’affermarsi di questo “metodo di pagamento”. E se sei una nazione bagnata dal mare e puoi dominare gli scambi commerciali nel Mediterraneo, è ovvio che hai tutto l’interesse a costituire banchi che possono sollevarti dall’incombenza del denaro contante. Infine, se invece di riferirti a una banca straniera, durante gli scambi commerciali, puoi trattare direttamente con una tua filiale all’estero, ecco che diventi la nazione più forte, attuando il principio di internazionalizzazione del credito. E così fu! Le prime banche italiane costituirono le proprie filiali in Inghilterra, Irlanda, Francia e Spagna e divennero talmente potenti da comandare tutto il sistema bancario dell’epoca. Ma c’è di più: nel Medioevo i mercanti sapevano bene che le traversate via mare nascondevano molte insidie e portavano con sé la possibilità di perdere il carico. Per evitarlo, in molti suddividevano le merci nelle varie navi che salpavano, in modo da diminuire la probabilità di poter perdere tutto. Ma quando un gruppo di imprenditori decise di assumersi il rischio di investire una piccola quota di capitale, su più navi diverse, per assicurare il totale del carico, ecco che nacque la prima assicurazione. Si capì che sarebbe stato molto più conveniente ridurre il numero di navi impiegate, investire una piccola quota di capitale suddivisa tra gli altri trasportatori e contrastare, così, la probabilità che si potesse verificare un evento negativo. Ancora una volta, il Medioevo stava creando ricchezza, progresso e solidarietà.
Yuri Buono