2 – Perché il progresso è figlio della fede cattolica? 15/10/2020

Per decenni abbiamo ascoltato la favoletta che imputava al cattolicesimo i ritardi del progresso scientifico. In questo breve scritto cercheremo di dimostrare quanto questo giudizio fosse frettoloso, errato e – molto probabilmente – in malafede. 

Il confronto non va fatto solo con le popolazioni pre-colombiane – dove il progresso umano e scientifico non era mai neppure iniziato prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo – e, pertanto, qualsiasi paragone risulterebbe improponibile, ma va fatto con le popolazioni asiatiche e con tutto il mondo islamico. Ebbene, come mai “gli europei rimasero gli unici a possedere occhiali da vista, camini, cavalleria pesante o un sistema di notazione musicale?” come afferma Rodney Stark nel suo libro “La Vittoria della Ragione”?

Ormai gli storici riconoscono al capitalismo la paternità del progresso; non solo per aver contribuito a un cambio di mentalità negli esseri umani che iniziarono a “intraprendere”, ma soprattutto perché ha spinto gli individui a migliorarsi per essere sempre più competitivi. È ovvio che si può e si deve parlare anche di tutte le storture di un sistema che, al pari degli altri, contiene di certo delle falle, ma che assicura il valore più alto per ogni essere umano: la libertà!Va da sé che il capitalismo è stato un sistema che ha permesso all’Occidente di svilupparsi in maniera esponenziale rispetto agli altri Paesi del mondo – creando benessere e migliorando le aspettative di vita – ma non bisogna commettere l’errore di giudicare con gli occhi di oggi le conquiste di ieri. Mai! Sta di certo che con tutte le sue pecche e le critiche, il peggiore dei capitalismi non potrà mai essere paragonato a nessun sistema statalista, dove la prima cosa che viene negata è proprio la libertà e non per mancanza di “cuori convertiti”, come a volte accade nel capitalismo, ma proprio per la negazione della libertà insita in tutti i sistemi social-comunisti. Fatta questa doverosa precisazione è bene adesso approfondire perché il progresso è riconducibile al Cattolicesimo. Storici e sociologi, come Max Weber, solo per citare il più famoso, intestano al protestantesimo (XVI secolo) la paternità del capitalismo e quindi del progresso del genere umano, al punto da affermare che “prima della Riforma, il controllo dei consumi era immancabilmente legato all’ascetismo e quindi alla condanna del commercio”. (cfr. pag. 10 “La Vittoria della Ragione”). Ebbene, un’affermazione del genere fa davvero a cazzotti con il fatto che già nel XII secolo nel (proto)capitalismo delle città-stato italiane di Venezia, Genova o Firenze, per esempio, veniva affermato il principio di impresa individuale, profitto, credito, etc. Così come appare davvero miope non voler tener conto dei primi luoghi dove tutto ciò avvenne: i monasteri. Essi basavano la propria Regola sull’autosufficienza economica, la quale poteva avvenire solo attraverso un profitto ottenuto mediante il lavoro manuale e la produzione di beni.

Yuri Buono