12 – Cristianesimo, individualismo e schiavitù
Da dove nasce l’interesse per l’individuo? Chi ha teorizzato l’importanza dei diritti individuali? Perché la schiavitù è stata eliminata proprio in epoca cristiana? Per rispondere a queste domande dobbiamo tornare al Medioevo, sì, proprio in quei secoli bui che, evidentemente, tanto bui non furono. Già Sant’Agostino aveva rinnegato il fatalismo teorizzando il principio del libero arbitrio, dell’importanza della nostra volontà per combattere il peccato. Se così non fosse, allora, tutto sarebbe un cieco “errore” del destino e verrebbe meno l’idea stessa di peccato e perdono. Ed è proprio grazie a quest’idea di salvezza “personale” che il cristianesimo ha posto le basi dell’individualismo. Attenzione all’accezione che diamo a questo termine, perché non si tratta di quella “negativa”, legata a un’idea di egoismo, bensì all’importanza del singolo, in quanto individuo. Se la responsabilità delle nostre azioni non è legata al gruppo, se il Dio cristiano responsabilizza è perché dà ad ogni singolo individuo dignità e libertà. Ebbene, questo la Chiesa l’ha capito già durante il Medioevo: già nel 324, nel Concilio di Granges si condannarono i trattamenti destinati agli schiavi e con il passar del tempo i sacerdoti cominciarono ad opporsi apertamente nei confronti di coloro che tenevano uomini in schiavitù, affermando che questi, proprio in virtù del battesimo, possedessero un’anima e con essa tutti i diritti destinati agli uomini, tra cui la libertà. Basti pensare che già in epoca medievale si arrivò ai matrimoni misti: il più famoso, avvenuto nel 649, fu quello tra Clodoveo II, re dei Franchi, e la schiava Batilde, la quale, alla morte di Clodoveo, gli successe anche come reggente fino a quando il figlio raggiunse la maggiore età. Ebbene, la tanto vituperata Chiesa Cattolica, non solo permise tutto ciò, caldeggiandolo e ponendo le basi teologiche per abolire la schiavitù, ma dichiarò Santa la ex schiava Batilde. E da allora, Carlo Magno, Papi, Abati e Vescovi come Agobardo di Lione, continuarono a lottare per far riconoscere lo “status” di uomini liberi a chiunque, seppur ignoranti, poveri o deboli, in quanto figli di Dio. Ciò non significa che la Chiesa riuscì a debellare il fenomeno ovunque, anche se nell’XI secolo si era notevolmente ridotto, ma rimasero delle eccezioni come in Spagna fino al XV secolo. Infatti, durante la scoperta del Nuovo Mondo, la Chiesa continuò ad emettere Bolle contrarie alla schiavitù, ma esse restarono lettera morta, in quanto lì la Chiesa non aveva alcun potere temporale. Sta di certo, però, che da “occidentali” possiamo essere consci del fatto che se la schiavitù è stata abolita lo si deve al Cristianesimo. Qualche esempio? Beh, Platone riteneva che la natura creasse persone adatte solo a servire. E possedeva cinque schiavi; Aristotele osservò che gli schiavi fossero utili perché, senza di loro, agli uomini illuminati sarebbe mancato il tempo per ricercare la virtù. E possedeva quattordici schiavi. Ultima prova? Bene. Nei testi sacri delle maggiori religioni del mondo non è stato nemmeno possibile citare la parola “libertà”, perché come scrive Moses Israel Finley nel suo libro “L’economia degli antichi e dei moderni”: «è impossibile tradurre la parola “libertà”, oppure “uomo libero”, in una qualunque lingua antica del Vicino Oriente, compreso l’ebraico, come anche, del resto, in una qualsiasi lingua dell’Estremo Oriente».
Yuri Buono