Marta Diciotti (1910-2001): “il Famiglio”
di Maria Valtorta


Nella vita di Maria Valtorta nessuno è paragonabile a Marta. Fu una vera “Marta” evangelica cfr, Lc 10,41). Dedicò la sua vita a lei senza alcun interesse. Con lei patì ogni genere di sofferenze e quando Maria si assentò dal mondo per l’offerta che aveva fatto anche dell’intelligenza, lei la curò in ogni modo possibile. Le sopravvisse, ma la sua sofferenza continuò nel vedere l’incomprensione verso Maria e l’apparente inutilità delle sue fatiche.

A lei il nostro grazie non basterà mai.

Ha scritto Maria Valtorta: “Io ho compiuto la missione che la mamma di Marta mi ha dato per la sua creatura. Non ho nessun rimprovero da farmi. L’ho accolta, questa povera orfanella, con cuore di mamma e di sorella, dalle mani di sua madre, e le ho dato e le do un affetto sincero che non si limita solo a sdolcinature sciocche, ma che è aiuto per lei, è previdenza, è consolazione in mille piccole cose. Non potrei fare di più per lei se fosse del mio sangue. E soprattutto ho curato e amato l’anima sua. Quando venne da me aveva una pietà molto affievolita. Senza prediche, che quando vengono fatte a un cuore irritato ottengono solo un maggiore irritamento, ma solo amandola molto e lasciandola penetrare a poco a poco, di suo, nel mio io tutto donato a Dio, solo pregando e facendomi vedere a pregare — da lei, sì, mi sono fatta vedere per ricondurle alla mente l’immagine di sua madre che pregava tanto, per dirle senza parole che i buoni pregano sempre e nella preghiera trovano conforto in tutti i loro dolori e in tutte le loro solitudini — ho ottenuto di riportarla, a sua stessa insaputa, a una viva fede, e spero che non la perderà mai più, anche quando io non sarò più di questa terra. Sua mamma sarà felice del tutto, ora, nel bel Paradiso, dove certo mi attende per vegliare con lei sulla nostra Marta. Mi spiace solo di avere messo Marta nell’ingranaggio stritolante di mia mamma. Ma speravo proprio che fosse esosa ma non cattiva al punto come è cattiva, ingrata, astiosa, per questa povera Marta. Le assicuro che, se Marta aveva da scontare qualche mancanza verso il quarto comandamento, l’ha già bell’e scontata!… (Autobiografia p. 348)”.