Suor Josefa Menendez (1890-1923)


Scrive Maria Valtorta (Quadernetti, p. 189): “Era tanto che desideravo di leggere questi scritti, da quando per caso mi era stata mandata una piccola immagine della Suora spagnola.

Ma mi ero sempre interdetta di cercare il libro, dato che Gesù mi aveva proibito di leggere libri di rivelazioni, o del genere, dicendo che solo Lui mi voleva istruire. Col libro di Suor Josefa, che si orna di una prefazione dell’allora Cardinale Eugenio Pacelli (1938), Chessa mi porta “le Rivelazioni di A. C. Hemmerich”. Mi dico: «Questa volta le leggo proprio! Sempre ne sento parlare! Vediamo un po’!». E Gesù mi appare dicendo: «Leggi, leggi! Ma comincia da questo» e mi indica il libro di Suor Josefa. Mi stupisce il sorriso, … diverso al solito suo, di Gesù. Sembra che quasi mi prenda dolcemente in giro. Ubbidisco. Negli scritti della spagnola sento il mio Gesù. Ce lo ritrovo tutto. E nelle lezioni e nelle descrizioni della Passione. Ma nell’altro! Che delusione! Resto sconcertata! Tanto che finita l’ultima parola mi chiedo: «Ma costei ha proprio scritto, o almeno detto, quanto ha visto? O chi l’ha aiutata a fissare il visto ha cambiato le descrizioni arbitrariamente?». E mi sento propensa ad accettare quest’ultimo pensiero, perché non mi pare possibile che un’anima amante di Dio possa permettersi di alterare la verità. Gesù, nel suo convegno di oggi, mi risponde così… Forse servirà anche alla Chiesa questa lezione. Certo è che io terrò per me il libro di Suor Josefa, perché vi sento il mio Gesù”.

Diceva Hans Urs Von Balthasr “Penso che Josefa Menéndez insegni a pregare, ad offrirsi totalmente in uno slancio ardente di amore”. Questo è stata la vita di Josefa: uno slancio d’amore dal suo nulla al cuore infinito di Dio.

Josefa nasce il 4 febbraio del 1890 a Madrid, da Leonardo Menéndez, uomo pio e laborioso, e da Lucia Moral, credente devota e caritatevole. Dal loro matrimonio nascono 6 figli: Josefa è la seconda dei sei figli, mentre il fratellino primogenito muore a tre anni. La famiglia discretamente agiata vive in modo semplice e sereno. Ogni sera la famiglia si riunisce a recitare il rosario e la domenica si va tutti a messa. Josefa diventa l’orgoglio dei genitori con il suo carattere responsabile e generoso ma anche allegro e disponibile. Impara dal padre e dalla madre la carità cristiana. Fin da piccola ha chiara la sua vocazione e il desiderio di consacrarsi al Signore ma aspetterà molti anni prima di prendere questa strada. All’età di 11 anni durante un ritiro in preparazione della prima comunione, Josefa per la gioia nel ricevere Gesù nel sacramento dell’eucarestia esprime il desiderio di essere tutta di Dio. Ma aspetterà il 4 febbraio del 1920 giorno nel suo trentesimo compleanno per entrare in monastero.
Nel 1907, all’età 17 anni, di Josefa dovrà affrontare la morte della sorella Carmen, che solo dodicenne vola in cielo. Non solo lei ma anche la famiglia ne viene scossa. I genitori infatti, pur confidando in Dio, si ammalano gravemente e Josefa che è la più grande dei figli si deve prendere cura di tutta la famiglia. Lei con il suo lavoro di sarta cerca di provvedere alle necessità della famiglia e in questa occasione le vengono incontro le suore dell’Istituto del Sacro Cuore affidandole importanti commissioni e risollevando la situazione di povertà che si era venuta a creare. Nel cuore di Josefa rimane sempre il desiderio di diventare suora e precisamente in questo Istituto; infatti manifesta questo desiderio alla sorella ma ecco che il padre Leonardo muore il e Josefa a 20 anni è chiamata a farsi carico della famiglia. Più volte vorrà fare il passo di consacrarsi al Signore ma ora sarà fermata dalla sorella più piccola che entra in monastero prima di lei, ora dalla madre che con le sue lacrime gli fa cambiare idea e ora dall’Istituto che non accetterà la sua richiesta viste le esitazioni precedenti. Dopo varie vicissitudini il 4 febbraio 1920 parte per la Francia verso il luogo dove Gesù l’attende per consegnarle grazie abbondanti. A chi li chiedeva come avrebbe fatto in un paese lontano da sola e senza sapere la lingua lei rispondeva “Dio mi conduce”. Prende l’abito nel luglio 1920, fa la professione religiosa il 16 luglio 1922. Vive 4 anni nel nascondimento dei lavori quotidiani: pulizie, cucito, sacrestia… Il racconto del suo itinerario spirituale descrive l’azione di Dio e del suo amore in un cuore che è sempre più dato a lui. Molto presto e di frequente, il Signore si manifesta a Josefa e l’associa alla sua Opera d’Amore. “Voglio servirmi di te per far conoscere sempre più agli uomini la misericordia e l’amore del mio Cuore… aiutami in quest’opera d’amore!” Con Lui, dovrà lottare costantemente contro le forze del male. Testimone del suo amore infinito per il mondo, lo sarà anche della sua “passione” redentrice. Josefa muore a Poitiers il 29 dicembre 1923.

Josefa Menéndez, Colui che parla dal fuoco, Istituto del Sacro Cuore, 2015
Josefa Menéndez, Invito all’amore, Editrice Shalom, Camerata Picena (AN)