Newsletter n. 5/23 – Scienza, scienza e ancora scienza
Fantasticare è una cosa forse piacevole, e dare credito alle fantasticherie è umano, ma contemporaneamente molto sbagliato. Così, per dirla con molto rispetto e altrettanta franchezza, fantasticare che la santa Chiesa Cattolica accolga Maria Valtorta nella sua personale santità – di cui sono personalmente convinto – e nel valore spirituale e apologetico dei suoi scritti senza un supporto scientifico (vero, galileiano e provato) è semplicemente insensato. Lo sfregio – e oggi stra-sappiamo che di sfregio si trattava – che fu l’articolo non firmato del 6 gennaio 1960 nella prima pagina dell’Osservatore Romano di quel tempo, dal titolo “Una vita di Gesù malamente romanzata”, che non informava sui reali contenuti dell’allora “Poema dell’Uomo-Dio”, aveva molto torto. L’accusa rivolta all’Editore era di non aver aspettato il controllo della Congregazione Vaticana addetta alla verifica del testo; ma con i continuatori di padre Mariano Cordovani ofd. (1883-1950), noto nemico degli scritti Valtortiani, ancora all’erta, com’era possibile aspettare?
D’altra parte c’era la storia di una pubblicazione da edicola così raccontata da Maria Valtorta a mons. Carinci nella lettera a lui indirizzata l’8 marzo 1949: “Sua Eccellenza Monsignor Traglia, che di recente ha benignamente approvato la vita di Cristo di quel tal Caius che dalla prima dispensa porta un particolare disforme ai Vangeli di S. Matteo e S. Luca, 1° Capitolo, particolare che si presta ad aumentare il dubbio di chi non crede fermamente al Divino Concepimento di Maria”. Il testo, molto colorato per l’epoca e con molte fotografie, stampe e disegni, era evidentemente una gaffe che coinvolgeva anche il Vaticano. La deduzione comprensibile che se un testo del genere aveva ricevuto l’approvazione ufficiale di un Cardinale non c’era motivo perché non potesse averla anche quello di Maria Valtorta, era logica anche se errata.
Il testo di “Caius” l’ho ritrovato, comprato ed esaminato: è semplicemente illeggibile da qualsiasi punto di vista. Si trattava però di un tentativo pastorale di diffusione della conoscenza di Gesù a livello molto popolare, fatto attraverso una pubblicazione a fascicoli settimanali. Se il tentativo è comprensibile, il valore però era ed è nullo, anzi di fatto deleterio. È infatti dimenticato, anche se l’anonimo scrittore che si nasconde dietro lo pseudonimo si diceva “interiormente ispirato”. Questo testo era semplicemente antiscientifico, puro devozionismo. È giusto quindi il doloroso lamento di Maria Valtorta: “Condiscendenza per Caius ora a Roma. […] E io?! Mi si dice che per credermi si vorrebbero avere delle prove”.
Lei stessa dà 5 prove sulla veridicità dei suoi scritti. In sintesi questi: (1) Che “Io, senza alcuna cultura teologica, abbia scritto delle pagine che dotti teologi, per scriverle, compulsano volumi e volumi di dottori che li hanno preceduti. (2) Avere scritto un 20.000 pagine nelle mie condizioni fisiche. (3) L’essere ancora viva quando dal 1934 tutta una schiera di medici aveva concluso che entro tre mesi sarei morta, e ripetutamente poi dissero che non si spiega umanamente questa mia resistenza? (4) Veder rifluire la vita nelle mie membra già rilassate in un abbandono di morte, nel cuore quasi senza più palpiti, non appena Gesù Eucarestia: la Vita, scende in me? (5) Non è un segno il modo in cui mi ridussi quando vidi la Passione del Signore?”.
Certo ci voleva – e ci vuole – anche molto altro. E questo altro c’era e c’è. Finalmente dal 2012, anzi – per essere più scientificamente precisi: dal primo articolo di scientificità approvata e verificata – dal 2017 è finalmente iniziato un percorso realmente scientifico di studi e ricerche comprovate. Quello che era solo sembrato ad alcuni studiosi, come a padre Corrado Berti o al beato Gabriele Allegra, ma che purtroppo non era mai stato approfondito, ora è oltremodo evidente e confermato. Si tratta di non smettere. Continuare, continuare e ancora continuare, senza stancarsi mai, perché se l’Opera Valtortiana viene dal Cielo (e io personalmente ne sono convinto) i segreti lasciati alla razionalità umana sono lì a guardarci e aspettano solo di essere scoperti e usati. Semplice curiosità? No, affatto! Un inaspettato aiuto apologetico del Cielo ad una comprensione sempre maggiore dei Vangeli canonici stessi.
Se sembra un’affermazione esagerata, pensiamo alla reliquia della Sindone. Sempre venerata, ma dalla scoperta fatta attraverso un “banale” negativo fotografico, alla fine del 1800, abbiamo potuto capire che Dio voleva aiutarci ad accogliere meglio Gesù con questa “lettera” spedita 2000 anni fa e solo in questo tempo, il nostro, verificabile. È così con gli scritti Valtortiani. Sono anche – anche e lo ripeto, anche – una “lettera” a base scientifica per noi razionalisti del XXI secolo, così tentati da mille e mille fantasticherie sui vangeli di non fidarci più della Rivelazione cristiana.
L’Opera, letta nel modo giusto e semplice, ci conferma con i fatti scientifici contenuti in essa che i Vangeli canonici sono verissimi, conformi al reale e degni di fede fino al martirio. La critica però non sta a guardare. Falsità, mezze verità, verità eclatanti miste ad errori svianti e capaci di impedire la giusta comprensione, sono continuamente messi a disposizione di chi vuol negare la veridicità dell’Opera Valtortiana. Da qui la necessità di nuovi studi e ricerche. L’Evangelo di Maria Valtorta non è uno scritto devozionista, è invece l’intreccio, il primo, tra mistica e scienza galileiana, che serve già una moltitudine sempre più grande di persone che leggono una delle 31 lingue in cui l’Evangelo è tradotto, perché la conoscenza e l’amore di Gesù si diffonda in tutto il mondo.
Leggi anche: il contributo del prof. Liberato De Caro.