Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani (1977)

Questo libro – commento spirituale della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani – con una bellissima e lussuosa copertina cartonata, è la prima edizione di questo testo particolare di Maria Valtorta. Il dettato, Maria Valtorta, lo attribuisce tutto allo Spirito Santo ed eseguito tra il 1948 e il 1950, con una lunga interruzione di 18 mesi. Questa lettera di San Paolo è importantissima di per sé, ma anche per la storia della Chiesa e del mondo. È divisa in diverse parti a seconda di ciò che tratta. Maria Valtorta si serve della Bibbia tradotta da padre Eusebio Tintori e pubblicata nel 1942 dall’Istituto Missionario Pia Società S. Paolo. Purtroppo le note a piè di testo, quasi inesistenti, sono state redatte da padre Corrado M. Berti e dal suo confratello padre Alberto M. Maggi. Una nota dell’Editore Emilio Pisani conclude il libro.

La seconda parte (da p. 191) inizia con la spiegazione del perché dell’interruzione. Questo fatto vuole anche dimostrare che Maria Valtorta scrive solo se riceve e non quando vuole lei o le persone che stanno attorno a Lei. Purtroppo questo dettato del 6 gennaio 1950 è solo qui, nel senso che nelle edizioni successive è stata – inspiegabilmente perché fuori luogo – omessa e trasferita altrove e precisamente in: «I quaderni del 1945-1950, p. 501».

“Risposta il lungo silenzio (18 mesi) e risposta la nuova parola. Risposta il lungo silenzio, risposta che dice ai tuoi calunniatori che in te non c’è volontà di scrivere o di non scrivere, ma solo volontà di ubbidienza a Dio. Se Egli parla, tu scrivi. Se Egli tace, tu non scrivi. Perché tu non sei simulatrice di cose straordinarie. Perché tu non sei una folle che scambia per parole soprannaturali e soprannaturali visioni le parole e le visioni date dal delirio. Tu sei lo strumento, il portavoce. E uno strumento è inerte sino a che l’artefice non lo prende fra le mani per fargli compiere un lavoro. E un portavoce non ha voce sinché la Voce non lo empie di Sé perché egli la espanda sul mondo. Questo tu sei, e non altro”.