3 – Il coraggio di un pesce fritto in padella

Il poeta latino Giovenale nella Satira IV ci riferisce dell’imperatore Domiziano, ultimo dei Flavi, che convoca il senato per decidere le sorti di un pesce, per la precisione un rombo, dalle dimensioni enormi. Il caso sembra notevole e ci colpisce la solennità dell’operazione: non solo l’imperatore è ritratto nelle vesti di Pontefice Massimo per la cottura di un pesce, ma l’animale stesso pare possieda caratteristiche davvero anomale. Se ne potrebbe quasi stabilire la patria, l’età, e in ogni caso si tratta di un pesce straniero (peregrina est belua), di cui i cortigiani adulatori si affrettano a rimarcare che appartiene al fisco (res fisci est). Un po’ esagerata è l’attenzione che circonda questo strano pesce! Come decifrare l’enigma? Il nome greco ἰχθύς, che significa pesce, era l’acronimo della frase Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore, e per questa ragione era diventato il simbolo, criptato, dei cristiani perseguitati, da Nerone prima e ora da Domiziano (calvus Nero). A tal proposito ci viene in aiuto il racconto del martirio di san Giovanni Evangelista da parte di Tertulliano, per il quale Domiziano è un mezzo Nerone (dimidius Nero), e di san Girolamo, che narrano che l’ultimo apostolo in vita, prima di venire relegato nell’isola di Patmos dove scriverà l’Apocalisse, era stato martirizzato a Roma attraverso l’immersione in una giara di terracotta contenente l’olio bollente (in oleum igneum demersus), dal quale uscì miracolosamente illeso. La chiesa che ricorda l’evento è S. Giovanni in Oleo, a porta Latina, dalla quale entrava in Roma chi veniva da Alba, la sede del processo secondo Giovenale. A questo punto, il rombo dalle inusitate dimensioni sarebbe davvero uno straniero (venuto da lontano, per mare, e approdato ad Ancona), che non offre resistenza alla cattura (ipse capi voluit) e appartiene al fisco giudaico. Il fiscus Iudaicus prevedeva una tassa che gli ebrei pagavano per essere esonerati dall’adorazione del genius dell’imperatore; Domiziano la inasprì, pretendendo di riscuoterla anche dai cristiani, per costringerli a venire allo scoperto. Si tratta dunque di un delitto religioso da parte del “pesce” rombo, e il processo non può che essere presieduto dal monarca con un potere pari a quello degli dei! Ma non è facile pronunciare la sentenza di morte su quello strano pesce, e alla fine si opta per la frittura nell’olio bollente: la procedura richiede un recipiente adatto, che sarà un’enorme giara di terracotta, costruita per l’occasione, come raccontano anche gli autori cristiani, Inoltre Giovenale, alla fine della Satira IV, accusa Domiziano di aver mandato il senatore Mario Acilio Glabrione, che era cristiano secondo Cassio Dione, a combattere le fiere del circo (ursos Numidas). I primi martiri della nuova fede non sembrano aver dunque nulla da invidiare agli eroi del mondo antico, e con il loro coraggio contribuiscono a creare il mondo nuovo che sta per sorgere.