Frammento dell’inferno?

Siamo al 31 dicembre 1945, ne “I Quaderni del 1945-1950”, pagina 139. Maria Valtorta descrive e l’immagine che ne risulta va contemplata, osservata, meditata e ricordata perché potrebbe darci, nella fede, tante risposte.

Ecco che vedo in una lontananza infinita, infinita come quando vedo il Paradiso – solo che qui è abisso, bassura, men­tre il Paradiso è altezza – vedo un luogo che neppur potrei dire orrendo, ma che è infinitamente triste. Poca luce e plumbea, aria come nebbiosa, tenebrore fra le pareti rocciose e scoscese che sono ai lati di una specie di banchisa polare, ma non bian­ca di neve e ghiacci, bensì nera come pece, sparsa di piattafor­me scogliose di roccia oscura. Su una di queste, a ventre contro la roccia, è sdraiato Satana col viso appoggiato su una mano, il gomito puntato sulla roccia. Mi sono provata a fare uno schiz­zo, ma non sono capace. Non guarda né me, né altri. Quasi a pelo dell’acqua spessa e nera, pensa, e sembra afflitto, se cosi si può dire e pensare di Satana. Certo è molto mogio. Cosa pensa, così solo e meditabondo?… E rimasto proprio sbalordito dalla violenza di Gesù, oppure è assorto pensando altre malefatte per rifarsi dello smacco del mattino? E perché rideva così questa mattina? E che ha sventato Gesù col suo violento intervento? Domande senza risposta.