Newsletter N. 10/23 – La resurrezione finale

La sera del 29 gennaio 1944 Maria Valtorta ha visto la resurrezione dei morti: l’ultimo capitolo della storia della salvezza prima della vita eterna, ossia “la vita del mondo che verrà”. Invito a leggere le pagine de “I quaderni del 1944” (pp. 97-101), limitandomi ad estrarne solo quattro immagini. 

  1. “Una immensa estensione di terra. Un mare, tanto è senza confini. Dico ‘terra’ perché vi è della terra come nei campi e nelle vie. Ma non vi è un albero, non uno stelo, non un filo d’erba. Polvere, polvere e polvere. Vedo questo ad una luce che non è luce”. 
  2. “Vedo, sbucata non so da dove, ritta nel mezzo della piana sconfinata, la Morte. Uno scheletro che ride con i suoi denti scoperti e le sue orbite vuote, regina di quel mondo morto, avvolta nel suo sudario come in un manto. Non ha falce. Ha già tutto falciato. Gira il suo sguardo vuoto sulla sua messe e ghigna”. 
  3. “Vi sono corpi bellissimi, di una perfezione di forme e di colori che li fanno simili a capolavori d’arte. […] I bellissimi hanno occhi ridenti, viso sereno, aspetto soave, e emanano una luminosità che fa aureola intorno al loro essere dal capo ai piedi e si irradia all’intorno. […] La luminosità non solo perdura ma aumenta, tanto che posso notare tutto per bene. […] I bellissimi […] si riuniscono sorridendosi e guardando con pietà mista ad orrore i brutti. E cantano, questi bellissimi, cantano un coro lento e soave di benedizione a Dio”. 
  4. “Ve ne sono altri orridi, non per sciancature o deformazioni vere e proprie, ma per l’aspetto generale che è più da bruto che da uomo. Occhi torvi, viso contratto, aspetto belluino e, ciò che più mi colpisce, una cupezza che si emana dal corpo aumentando il lividore dell’aria che li circonda. […] Se tutti fossero [così] l’oscurità diverrebbe totale al punto di celare ogni cosa. I brutti, sul cui destino di maledizione non ho dubbi poiché portano questa maledizione segnata in fronte, tacciono gettando sguardi spauriti e torvi, da sotto in su intorno a sé, e si aggruppano da un lato ad un intimo comando”. 

Abbiamo appena superato la solennità dei Santi e la commemorazione dei fedeli defunti. Ci siamo ricordati tutti che siamo immortali e che abbiamo come punto finale della nostra vita il paradiso. Meglio sarebbe dire che il nostro fine è la vita eterna in Dio: indiarci, divinizzarci. Spesso però ci dimentichiamo che c’è un fondamentale elemento intermedio, quasi cerniera tra il nostro tempo e la nostra eternità, e cioè la resurrezione dei nostri corpi. In altre parole: questo misero corpo, con i mille problemi che ha, risorgerà a vita nuova ed eterna. Non uguale però. Ci saranno “i bellissimi” e “gli orridi”; i portatori di luce e i portatori di buio. Sta a noi scegliere liberamente da che parte stare. 

Queste verità le ripetiamo nel Credo di ogni santa Messa domenicale, ma poi quasi ci scopriamo vergognosi come un bambino e non vogliamo tirarne le conseguenze. Maria Valtorta per aiutarci nella fede, nella speranza e nella testimonianza, ci trasmette questa visione. Lo spettacolo che vede è insieme bellissimo e tragico. Bello fino ad esserne stupefatti, ma anche tragico fino al pianto. Tutti gli uomini risorgeranno, ma con una finalità diversa. Maria Valtorta in queste descrizioni ci trasmette due immagini talmente vivide che sembrano dei piccoli “video” di quanto succederà alla fine del mondo. Prendiamola sul serio anche leggendo questo brano riassunto, che invito non solo a leggere, ma in più a meditarlo e contemplarlo, pregandoci sopra. Scopriremo così la sua utilità per la nostra vita quotidiana in vista di quella eterna che ci aspetta necessariamente.