Omelia di S.E. Mons. Paolo Giulietti, Arcivescovo di Lucca, in occasione della celebrazione dell’80esimo anniversario dell’inizio della missione mistica di Maria Valtorta
La s. Messa, organizzata dalla Fondazione Erede di Maria Valtorta, si è svolta il 23 aprile 2023 nella Parrocchia Sant’Andrea Apostolo (via P. Bonaparte 58, Viareggio – LU).
LETTURE: At 2,14a.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
Commentando il proprio incontro con Gesù, i discepoli di Emmaus fanno un’osservazione su cui oggi vi invito a riflettere. Dicono infatti: “non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via e ci spiegava le Scritture?”. Evidentemente le Scritture le conoscevano già, ma per far ardere il cuore evidentemente necessita di qualcuno che queste scritture renda parlanti; cioè, le renda capaci di dire qualcosa alle persone a cui esse sono rivolte. La potenza dovremmo dire “riscaldante” sta nelle scritture, perché sono scritture ispirate ed ispiranti, per cui lo Spirito che le ha dettate all’autore sacro, che le ha ispirate all’autore sacro, è lo stesso Spirito che riscalda il cuore. Ma evidentemente, perché questo processo si attivi, perché la Scrittura possa riscaldare il cuore, non basta conoscerla, non basta leggerla: bisogna che qualcuno la spieghi. Succede ai discepoli di Emmaus; succede all’eunuco raggiunto dal diacono Filippo sulla strada di Gaza; succede già nella Bibbia, che quando qualcuno fa l’esegesi delle Scritture, quelle stesse Scritture – che si conoscevano e che non riscaldavano il cuore – si attivano e rendono il cuore delle persone confortato dalla speranza, dalla fiducia, dalla letizia che da queste Scritture promana.
Allora potremmo dire che qui l’esegeta Gesù, colui che spiega le scritture, è colui che le attiva, non è che le inventa, non è che Gesù dice qualcosa di nuovo, rende solamente i discepoli capaci di comprendere ciò che quelle Scritture veramente dicono su di Lui, e questa comprensione è per loro qualcosa che, finalmente, le rende parlanti e riscalda il cuore. Permette a quelle Scritture di interpretare la vita e la particolare circostanza della Pasqua del Messia, e di far cogliere come in quel passaggio di vita tragico, doloroso, apparentemente capace di estinguere ogni speranza, si manifesta invece la gloria del Signore Gesù nella Sua resurrezione e l’autentica missione del Messia, secondo quello che i profeti avevano predetto.
Allora Gesù spiega le scritture e queste scritture, grazie alla spiegazione di Gesù, riscaldano il cuore. Certamente Gesù è un esegeta eccezionale, è un interprete autentico delle scritture perché Lui stesso, mediante lo Spirito, le ha ispirate, però questo rimane vero sempre, e cioè che la scrittura parla se qualcuno la rende parlante, se qualcuno aiuta gli altri, i fratelli, a cogliere come quella scrittura – che magari testimonia quei momenti e parole molto antichi, molto lontani – invece vuole dire all’oggi qualcosa di importante, e che questo qualcosa di importante riscalda il cuore, cioè ci rende capaci di fronteggiare la vita fiduciosi nella vicinanza di Dio e della Sua Gloria che viene al termine attraverso la Passione, la fatica dell’esistere e del testimoniare la fede.
Ora, questo compito dell’esegesi, questo compito dello spezzare le scritture, è una dimensione fondamentale della vita della Chiesa. Compito di insegnare è fondamentalmente questo: la Chiesa non insegna proprio la dottrina, la Chiesa fondamentalmente spezza le scritture, interpreta le scritture, dimostra l’attualità, ne trae insegnamenti per la vita. Fondamentalmente tutta la riflessione ecclesiale è una riflessione sulle scritture ed è un tentativo – mai finito, mai concluso – di cogliere il messaggio della Scrittura, di cogliere la parola che riscalda il cuore che il Signore vuole dirci attraverso la Bibbia oggi; e questo lavoro è mai concluso perché la Bibbia è un tesoro inesauribile com’è inesauribile la sapienza di Dio, ma anche perché le circostanze che si confrontano nella scrittura sono sempre diverse: i due di Emmaus avevano nel cuore delle domande, forse noi ne abbiamo nel cuore delle altre, ma è normale che sia così; allora poniamo alla Bibbia, poniamo alla Scrittura domande di volta in volta differenti per cui la Scrittura, se bene interpretata, ci spiega una serie di risposte sempre diverse, sempre originali, però sempre capaci di riscaldare il cuore, che è quello che conta.
Noi cristiani abbiamo questa possibilità, ogni domenica: che la Bibbia ci riscaldi il cuore, perché una delle forme importanti di esegesi è proprio l’omelia, questo dialogo domenicale in cui un esegeta, in questo caso il predicatore, spezza al popolo di Dio la Bibbia perché riscaldi il cuore. Però nella vita della Chiesa ci sono tante forme di esegesi, tante forme in cui qualcuno si mette al servizio dei fratelli per aiutare a far parlare la Parola, a che questa parola riscaldi il cuore. C’è una tradizione antica, già del popolo ebraico, una forma di esegesi che si chiama midrash, che è interpretare la Bibbia raccontando una storia e questa storia è un arricchimento della storia biblica.
I midrashim [plurale di midrash] sono delle storie che parlano delle vicende bibliche, ma aggiungono dei dettagli che non sono scritti nella Bibbia ma che aiutano a comprenderla, che arricchiscono di dettagli che danno una comprensione di quello che sta accadendo, di quello che il Signore vuol dirci, attraverso appunto l’aggiunta di dettagli narrativi: è un’antica forma, un’antichissima forma di esegesi che vive in tante realtà della Chiesa. Pensate all’arte – e questo è l’arte, un midrash –: uno fa una pittura, aggiunge delle cose che non ci sono nel Vangelo, ma lo fa perché il Vangelo riscaldi il cuore. Proprio oggi parlavo a dei bambini nella Cattedrale di Lucca, alcuni di loro faranno la prima Comunione e sapete, c’è un bel quadro dell’ultima cena del Tintoretto in cui Gesù dà la prima Comunione, cioè dà la Comunione a Pietro con l’Ostia: è assolutamente antistorico, irrealistico, non è andata così, però questo mi ha permesso di dire a una bambina: ‘vedi? La tua prima Comunione è come quella cosa che è successa nell’ultima cena quando Gesù ha dato il Suo corpo ai discepoli’. È quell’artista che mi ha permesso di fare facilmente questo parallelo, che ha raccontato l’ultima cena in una maniera, sicuramente non storicamente fedele a quello che sarà successo duemila anni fa nel cenacolo, però capace di far sentire una vicinanza di quello che accadeva in quel luogo: l’esperienza di quella bambina che tra qualche settimana farà la prima comunione, e che non vi mangerà il pane azzimo come nella cena pasquale, ma si vedrà recapitare un piccolo pane rotondo, l’Ostia, che ricorda quella forma ma che evidentemente è molto diversa. Ora, quest’artista, avvicinando la Comunione come la viviamo noi a quel gesto, in quella sera di Gesù, ci aiuta, in qualche maniera, a che quel racconto dell’ultima cena lo possiamo sentire vicino al nostro modo di celebrare la cena del Signore, che è l’Eucarestia domenicale con la comunione fatta in quella maniera.
Questo lavoro di esegesi – che è uno dei molti nella Chiesa, insieme a tutte le sue espressioni più scientifiche, linguistiche, comprendendo l’aramaico, l’ebraico, che fanno tutte le analisi scientifiche – è intuitiva, immaginifica, propria dell’artista, e ha questo scopo: che la Scrittura ci riscaldi il cuore, che noi sentiamo il Signore vicino, che quello che è scritto nella Bibbia parli alla nostra vita, che quello che è scritto nella Bibbia aiuti anche noi a percorrere a ritroso le strade della disperazione, della disillusione, della stanchezza come quella sera è successo ai discepoli di Emmaus che, una volta riscaldato il cuore, trovano il coraggio per tornare indietro, a Gerusalemme, nel luogo rischioso della passione di Gesù e di riprendere la strada che per timore avevano interrotto, che per disillusione avevano smesso di percorrere.
Ecco, tutto questo discorso per dire cosa: per dire che oggi noi celebriamo questo inizio delle rivelazioni interiori di Maria Valtorta e dobbiamo leggerle dentro a questo quadro della Chiesa che viene aiutata da Dio a riscaldare il cuore delle persone con tante molteplici forme di esegesi, fra cui anche quella narrativa di chi racconta delle storie, perché quelle storie ci guidino alla Storia con la S maiuscola, che è la Scrittura ispirata da Dio e ispirante Dio. Noi dobbiamo essere grati a tutte queste forme di esegesi perché è il Signore che agisce nella Chiesa, perché la Chiesa sia capace di insegnare. La funzione di insegnare della Chiesa, la capacità che attraverso tutte queste forme la parola ci arrivi e riscaldi il cuore, è assistita dallo Spirito Santo: è il Signore che è all’opera nella Chiesa mediante lo Spirito, perché qualcuno sappia aiutare i fratelli, a che la Scrittura riscaldi loro il cuore.
Allora dobbiamo essere grati. Il Papa, dicevo, insiste molto nell’omelia di fare delle prediche che riscaldino il cuore: perché servono a questo. Ma quanti Papi hanno scritto agli artisti per dire: ‘guidateci con la Vostra arte a farci riscaldare il cuore dalle Scritture’, e così via. Anche la mistica ha una funzione nella Chiesa, perché emerga con più forza il messaggio che l’unica Scrittura che riscalda il cuore e che è quella di Dio.
Allora siamo grati al Signore perché in tanti modi, in tante relazioni, gli esegeti della Scrittura, i narratori, i midrashim, ci aiutano a comprendere meglio la Bibbia, e questa Bibbia continua a riscaldarci il cuore ed a farci invertire la rotta della disillusione, della disperazione, della stanchezza, della sfiducia, per riportarci nelle strade del regno di Dio e della luce del Vangelo.
[Trascrizione non riveduta e non corretta dall’autore]