Il perché delle radici cristiane
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La terza finalità della nostra Fondazione, la difesa delle radici giudaico-cristiane, può apparire lontana dalle prime due. In realtà per Maria Valtorta il cristianesimo era un fatto naturale, ovvio, indiscutibile. Che poi la fede cattolica si debba incarnare in strutture di vita sociale era per lei altrettanto ovvio e doveroso. Difendere questa verità fa tutt’uno con quanto lei ha scritto. Anche noi sosteniamo, dopo san Giovanni Paolo II, che “Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”. Crediamo dunque che Maria Valtorta e i suoi scritti siano su questa linea e per questo la nostra Fondazione si impegna a sostenere e difendere le radici cristiane dell’Europa.
Certo crediamo che il Cristianesimo eccella in questo tuttavia sappiamo anche che schegge di luce divina sono sparse ovunque. Ma non si può cogliere la vita e l’opera di Maria Valtorta senza vederne anche le radici su cui essa si impianta.
Maria Valtorta, è noto a qualunque suo lettore, non è stata una pia signorina vissuta tra le mura di un collegio asettico, asessuato, senza vero nerbo e quindi lontana da veri valori umani realmente vissuti. Ogni lettore conosce la tempra eroica di Maria Valtorta. Tutta la sua vita e la sua opera trasuda martirio senza compromessi. Le ideologie della sua epoca le ha combattute da novella santa Giovanna d’Arco e come lei ha affrontato il nemico con parresia qualunque fosse il nome o la potenza anche strutturale o culturale del nemico. Razionalismo, modernismo, comunismo, fascismo e nazional socialismo, per esempio, hanno delle pagine scritte e delle azioni fatte da questa ammalata inchiodata nel suo letto di dolore che meritano plauso, imitazione e ricordo.
E’ vero che la vita e l’Opera di Maria Valtorta sono tutte in chiave religiosa e non politica, tuttavia aveva ben presente che la fede vuole opere che la testimoniano e che continuamente la rinvigoriscano. Sapeva anche che la vita cristiana non vola a mezz’aria bensì si radica anche in strutture che l’aiutano a vivere. Queste radici Maria Valtorta ha difeso e diffuso con la sua vita e la sua Opera. La nostra azione è diretta perché tutto questo sia riconosciuto.
Nella sua Autobiografia lei scrive: “Ammiro l’opera dei Missionari che vanno in terre pagane a portare Cristo agli idolatri… Ma i negri d’Europa, i neo-pagani del Vecchio Mondo, che dopo aver avuto per i primi la luce di Cristo l’hanno nuovamente perduta sotto un ammasso di piacere, di vizio, di corsa alla ricchezza e al potere, chi li convertirà di nuovo? Chi li salverà portandoli con fuoco d’apostolo a Dio? Questi poveri negri d’Europa, il cui battesimo è ormai solo una formula che resta vana, per i quali sono lettera morta le parole della Fede, inutili cerimonie le funzioni ecclesiastiche, vergognose piccinerie di donnette i Sacramenti, questi poveri negri di Europa che si ricordano di Dio per bestemmiarlo, che vivono da bestie solo tese a saziare il ventre, il desiderio e il portafoglio, che muoiono ancor più da bestie, precipitando nell’al di là senza un estremo ritorno a Dio, chi li evangelizzerà? Chi, spendendo la sua vita in una predicazione di tutta la vita, intesa non come anni ma come opere, li riporterà alla Sorgente di Tutto, facendoli persuasi di una vita dello spirito — ben più alta della vita della materia che è la divinità dell’era moderna — vita dello spirito datrice della ‘vita durabile’ cantata da Caterina? Oh! pietà, pietà di queste povere turbe europee, greggi rimaste con troppo rari veri pastori, mal guidate dagli altri, che più che del gregge si occupano di infinite futilità materiali! Riparlate, voi Missionari, a questi negri d’Europa, ben più infelici degli zulù africani i quali hanno una fede, quale che sia: nel serpe, nel sole, nel sasso, ma una fede, mentre i poveri idolatri di Europa non l’hanno. Non sono neppure idolatri poiché l’idolatria presuppone una fede in un idolo. Questi non credono più a nulla, neppure nel piacere che li disgusta senza saziarli… Tornate, tornate, Missionari, a ricristianizzare questa povera Europa che muore nel marasma del suo ateismo, fate brillare agli occhi degli avviliti e imbestiati europei la parola del Verbo ‘per cui tutte le cose sono state fatte’, la potenza del Creatore, la luce di una Fede che ci assicura della nostra origine celeste e della nostra meta celeste. Fermate con la Croce la discesa precipitosa verso l’abisso infernale di questa umanità che dispera, che uccide, che maledice. Rialzate il Cristo crocifisso contro le opere della superbia umana, che usa del genio che Dio le ha dato per creare un progresso micidiale sotto ogni punto di vista. Il mondo va salvato, questo nostro mondo cosiddetto ‘civile’, col saio, la corda, la croce e il sacrificio. Solo in questi è la salvezza. Tutte le altre cose non saranno che fomite a più vaste rovine”.
La nostra Fondazione fa proprie anche queste parole.